Mal di testa frequenti: oltre agli antidolorifici cosa può aiutarli (o peggiorarli davvero)

Pubblicato da Dott.ssa Francesca Zoccai il

Il mal di testa è uno dei motivi più comuni per cui ci si rivolge al farmacista.
Spesso chi arriva al banco racconta mal di testa frequenti, di tipo diverso: a volte pulsanti, a volte tensivi, altre volte simili all’emicrania.
La domanda più utile è sempre la stessa: “Oltre all’antidolorifico, cosa posso fare per farli venire meno?”

Gli studi più recenti confermano che il dolore non nasce dal nulla: spesso ha dei “modulatori” quotidiani. Alcuni migliorano la situazione, altri la rendono peggiore.
Ecco cosa vale davvero la pena conoscere:


1. Cosa può peggiorare il mal di testa

1. Tensione muscolare e postura (trigger sottovalutatissimo)

La letteratura sulla cefalea tensiva è chiarissima: collo e spalle contratti aumentano la frequenza degli episodi (meta-analisi: Fernández-de-Las-Peñas et al., 2020).
Serraggio mandibolare, lavori al PC, torcicollo ricorrente → tutto può innescare dolore frontale o “a cerchio”.

Segnali tipici

  • dolore che parte dalla nuca, sale alle tempie

  • peggiora alla fine della giornata

  • sensazione di “testa pesante”

2. Disidratazione (anche lieve)

Anche una disidratazione dell’1–2% del peso corporeo aumenta l’attività dei recettori del dolore meningeo.
Molti studi lo confermano: bere poco aumenta la probabilità di cefalea.

3. Variazioni del sonno

Non solo poco sonno: anche troppo sonno, o orari disordinati, sono trigger documentati (American Headache Society).

4. Dieta irregolare e cali glicemici

Saltare i pasti è uno dei trigger più frequenti nell’emicrania.
Il cervello è un organo “glucosio-dipendente”: oscillazioni rapide della glicemia creano un terreno biologico perfetto per innescare dolore.

5. Troppa caffeina… o troppo poca

La caffeina è un vasocostrittore utile per alcuni tipi di mal di testa, ma l’eccesso o la sospensione improvvisa sono due cause classiche di cefalea.

6. Ormoni e ciclo mestruale

Il calo degli estrogeni prima delle mestruazioni è un trigger potente.
Qui gli antidolorifici da soli spesso non bastano: serve agire anche sul contesto.

7. Uso eccessivo di antidolorifici (paradosso)

È forse l’aspetto più difficile da far comprendere:
assumere analgesici più di 10–15 giorni al mese può causare cefalea da uso eccessivo di farmaci.
Serve valutare con il medico un piano strutturato.


2. Cosa può migliorare i mal di testa (basato su evidenze)

1. Idratazione costante

Può sembrare banale, ma gli studi mostrano che correggere la disidratazione riduce frequenza e intensità del dolore (meta-analisi 2021).
Obiettivo semplice: 1,5–2 L/die, soprattutto se si assume molta caffeina.

2. Correzione dello stile del sonno

La “sleep hygiene” è una delle strategie più efficaci.
Funziona soprattutto nei mal di testa “variabili”, non sempre tipicamente emicranici.

3. Magnesio (citrato, pidolato, bisglicinato)

Supportato da un buon numero di studi sull’emicrania.
I protocolli più usati nelle meta-analisi: 300–400 mg/die, per almeno 4–6 settimane.
Utile soprattutto se:

  • c’è tensione muscolare

  • il dolore arriva la sera

  • ci sono crampi o palpitazioni

4. Riboflavina (vitamina B2)

Prova solida nel ridurre la frequenza degli attacchi (meta-analisi 2017).
Dose tipica: 400 mg/die.

5. Coenzima Q10

Mostra efficacia lieve-moderata nella prevenzione dell’emicrania, soprattutto nelle donne.
Dose: 100–300 mg/die.

6. Gestione della postura e della mandibola

Spesso sottovalutata:

  • stretching del trapezio e del levatore della scapola

  • rilassamento mandibolare

  • occhiali corretti se si lavora al PC

  • pausa ogni 50 minuti

La muscolatura del collo è una “centrale” della cefalea tensiva.

7. Trigger journaling

Tenere per due settimane un diario semplice: orari dei pasti, sonno, ciclo, stress, caffeina.
Emergono pattern utilissimi, soprattutto per chi parla di “mal di testa vari e frequentissimi”.


3. Quando un mal di testa va rivalutato dal medico

Ci sono campanelli d’allarme che richiedono assistenza:

  • mal di testa “nuovo” dopo i 50 anni

  • peggioramento progressivo

  • febbre, rigidità nucale, nausea persistente

  • visione sdoppiata o alterazioni neurologiche

  • dolore esplosivo e improvviso (“a tuono”)


4. Cosa può fare davvero la differenza

Molti pazienti scoprono che il mal di testa migliora prima ancora del farmaco giusto, quando si agisce su:

  • regolarità del sonno

  • idratazione

  • gestione del collo e dei muscoli craniali

  • riduzione dell’uso di antidolorifici “a spot”

  • integrazione di magnesio o B2 nei casi ricorrenti

L’obiettivo non è “non avere mai mal di testa”, ma non viverci costantemente dentro.


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