Ashwagandha: cosa dice davvero la scienza su utilizzo, benefici e sicurezza
Pubblicato da Dott.ssa Francesca Zoccai il
L’ashwagandha (Withania somnifera), nota anche come “ginseng indiano”, è una pianta della tradizione ayurvedica utilizzata da secoli come tonico adattogeno: un rimedio impiegato per sostenere l’organismo nei periodi di stress fisico ed emotivo. La sua popolarità è cresciuta negli ultimi anni anche nel mondo occidentale, grazie a numerosi studi che ne stanno approfondendo gli effetti su stress, sonno e benessere psicofisico.
Come sempre, però, prima di considerare un integratore è importante capire cosa dicono davvero le evidenze, quali benefici sono supportati da dati clinici e quali precauzioni è necessario adottare.
Cos’è un adattogeno
Gli adattogeni sono sostanze che possono aiutare l’organismo a modulare la risposta allo stress, favorendo un ritorno all’equilibrio interno (omeostasi). Nel caso dell’ashwagandha, le molecole più studiate sono i withanolidi, presenti soprattutto nella radice.
Benefici supportati da studi clinici
1. Stress e ansia
È l’ambito in cui abbiamo le evidenze più solide.
Diverse meta-analisi su studi controllati mostrano che l’assunzione di estratti standardizzati di ashwagandha può ridurre:
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Sensazione soggettiva di stress
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Ansia lieve-moderata
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Livelli di cortisolo (l’ormone dello stress)
L’effetto, pur non paragonabile a quello dei farmaci ansiolitici, risulta clinicamente rilevante soprattutto in persone con carico mentale elevato.
Tempi di risposta: solitamente 4–8 settimane.
2. Qualità del sonno
Alcuni studi indicano un miglioramento della qualità del sonno, in particolare della latenza di addormentamento e della sensazione di riposo al risveglio, probabilmente grazie alla riduzione dello stato di iper-attivazione legato allo stress.
3. Performance fisica e recupero
In alcune ricerche su atleti e amatori si osservano:
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Aumento della forza muscolare
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Miglioramento del VO₂max (capacità aerobica)
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Riduzione della percezione di fatica
L’effetto non è universale, ma può essere utile nel caso di allenamenti intensi associati a stress e sonno irregolare.
Ambiti dove le evidenze sono ancora deboli
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Memoria e concentrazione
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Sistema immunitario
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“Azione antiossidante” generica
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Controllo del peso
A oggi non esistono claim autorizzati in UE per questi benefici.
Dosaggi e modalità d’uso
La maggior parte degli studi utilizza:
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300–600 mg al giorno di estratto standardizzato in withanolidi (generalmente 2,5–10%)
Preferire prodotti:
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A base di radice (non foglie, meno studiate e con maggiori segnalazioni di effetti avversi)
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Con titolazione chiara in withanolidi
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Con tracciabilità dei lotti
Durata consigliata: cicli di 6–12 settimane, poi rivalutazione.

Sicurezza e precauzioni
Nonostante sia percepita come “naturale”, l’ashwagandha non è esente da rischi.
Possibili effetti indesiderati comuni
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Fastidi gastrointestinali
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Sonnolenza
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Mal di testa
Segnalazioni importanti degli ultimi anni
Sono stati descritti (seppur rari) casi di:
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Epatotossicità (infiammazione del fegato con ittero, prurito, urine scure)
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Alterazioni della funzione tiroidea (in alcuni casi aumento degli ormoni tiroidei)
Per questo, diverse autorità europee raccomandano cautela.
Evitare l’assunzione in caso di:
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Gravidanza e allattamento
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Patologie tiroidee (ipo o iper) o terapia tiroidea
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Problemi epatici o consumo abituale di alcol
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Cardiopatie
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Terapie sedative o ansiolitiche, immunosoppressori, antidiabetici (possibili interazioni)
In caso di utilizzo prolungato: valutare monitoraggio di enzimi epatici e ormoni tiroidei.
In sintesi
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L’ashwagandha è uno degli adattogeni con maggior supporto scientifico nel ridurre stress e migliorare il sonno.
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Può essere utile in alcune situazioni, ma non è una soluzione universale e va scelta con attenzione.
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La qualità dell’estratto, il contesto clinico della persona e le eventuali interazioni farmacologiche sono aspetti centrali.
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L’uso deve essere responsabile, informato e personalizzato.
Questo articolo ha scopo informativo e non sostituisce il parere medico.
In presenza di patologie o terapia farmacologica, consultare il proprio medico o farmacista.
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